Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/56

50 storia d'italia

confederazione la quale, per l’autoritá del re Luigi suo padre, era stata fatta con Ferdinando, con patto che dopo la morte sua si distendesse ad Alfonso, e con espressa condizione di essere non solo obligati alla difesa del regno di Napoli ma a proibire il passo per il territorio loro a chi andasse a offenderlo. Ricevere somma molestia di non potere deliberare altrimenti, ma sperare che ’l re, sapientissimo e giustissimo, conosciuta la loro ottima disposizione, attribuirebbe quel che non si prometteva agli impedimenti, tanto giusti. Da questa risposta sdegnato, il re fece partire subito di Francia gl’imbasciadori de’ fiorentini e scacciò da Lione, secondo il consiglio di Lodovico Sforza, non gli altri mercatanti ma i ministri solo del banco di Piero de’ Medici, acciocché a Firenze si interpretasse lui riconoscere questa ingiuria dalla particolaritá di Piero non dalla universalitá de’ cittadini.

Cosí dividendosi tutti gli altri potentati italiani, quali in favore del re di Francia quali in contrario, soli i viniziani deliberavano, standosi neutrali, aspettare oziosamente l’esito di queste cose; o perché non fusse loro molesto che Italia si perturbasse, sperando per le guerre lunghe degli altri potersi ampliare l’imperio veneto, o perché, non temendo per la grandezza loro dovere essere facilmente preda del vincitore, giudicassino imprudente consiglio il fare proprie senza evidente necessitá le guerre d’altri: benché e Ferdinando non cessasse continuamente di stimolargli e che il re di Francia, l’anno dinanzi e in questo tempo medesimo, v’avesse mandato imbasciadori, i quali avevano esposto che tra la casa di Francia e quella republica non era stata altro che amicizia e benivolenza e da ogni banda amorevoli e benigni uffici, dove fusse stata l’occasione; la quale disposizione il re desideroso di augumentare, pregava quello sapientissimo senato che all’impresa sua volesse dare consiglio e favore. Alla quale esposizione avevano prudente e brevemente risposto: quel re cristianissimo essere re di tanta sapienza e avere appresso a sé tanto grave e maturo consiglio, che troppo presumerebbe di se medesimo chiunque ardisse consigliarlo; soggiugnendo che