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libro primo — cap. v 41

aspirasse, con introdurre nuove difficoltá, a ottenere da lui cose maggiori o perché si persuadesse di muoverlo con questo modo a ridurre il cardinale di San Piero a Vincola all’ubbidienza sua; il quale egli, offerendo per sicurtá la fede del collegio de’ cardinali, di Ferdinando e de’ viniziani, desiderava sommamente che andasse a Roma, essendogli sospetta molto la sua assenza, per la importanza della rocca d’Ostia (perché intorno a Roma teneva Ronciglione e Grottaferrata), per molte dependenze e autoritá grande che aveva nella corte, e finalmente per la natura sua desiderosa di cose nuove e l’animo pertinace a correre prima ogni pericolo che allentare uno punto solo delle sue deliberazioni. Scusavasi efficacissimamente Ferdinando di non potere piegare a questo il Vincola, insospettito tanto che qualunque sicurtá gli pareva inferiore al pericolo; e si lamentava della sua mala fortuna col pontefice, che sempre attribuisse a lui quel che veramente procedeva da altri; cosí avere creduto che Verginio per i conforti e co’ danari suoi avesse comperato le castella, e nondimeno la compera essere stata fatta senza sua partecipazione, ma essere bene egli stato quello che aveva disposto Verginio all’accordo, e che a questo effetto l’aveva accomodato de’ danari che si pagorono in ricompensa delle castella. Le quali scuse mentre che ’l pontefice non accetta, anzi con acerbe e quasi minatorie parole si lamenta di Ferdinando, pareva che nella reconciliazione fatta tra loro non si potesse fare stabile fondamento.