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libro quarto — cap. xiv 389

quali aspettavano soccorso dal re, fussino potenti a opporsegli in sulla campagna: la quale cosa gli riuscí felicemente, perché i franzesi che erano in Novara, perduta la speranza del difendersi, convennono di dargli la cittá, avuta la fede da lui di potersene andare salvi con tutte le robe sue; la quale osservando costantemente, gli fece accompagnare insino a Vercelli, ancora che, per importare molto alla vittoria la uccisione di quelle genti, fusse confortato a romperla da molti, che allegavano che, se era lecito, secondo l’autoritá e gli esempli d’uomini grandi, violare la fede per acquistare stato, doveva essere molto piú lecito il violarla per conservarlo. Acquistata la terra di Novara si fermò alla espugnazione della fortezza; ma si crede che se andava verso Mortara, che le genti franzesi, non essendo molto concordi il Triulzio e Ligní, si sarebbono ritirate di lá dal Po.


XIV

Solleciti preparativi del re di Francia per riprendere il ducato di Milano. Gli svizzeri al soldo di Lodovico Sforza s’accordano con quelli del re di Francia e consegnano Novara. Lodovico Sforza prigione dei francesi. Anche il card. Ascanio tradito da un parente ed amico cade prigione. Gli svizzeri occupano la terra di Bellinzona. Fine di Lodovico Sforza e giudizio dell’autore su di lui. Il card. Ascanio nella torre di Borges.

Ma mentre che Lodovico attendeva sollecitamente a queste cose non era stata minore la diligenza e la sollecitudine del re. Il quale, come ebbe sentita la ribellione di Milano, ardente di sdegno e di vergogna, mandò subito in Italia la Tramoglia con secento lancie, mandò a soldare quantitá grande di svizzeri; e perché con maggiore prestezza si provedesse alle cose necessarie, deputato il cardinale di Roano luogotenente suo di qua da’ monti, lo fece incontinente passare in Asti; di modo che, espedite queste cose con maravigliosa celeritá, si trovorono al principio di aprile insieme in Italia mille cinquecento lancie diecimila fanti svizzeri e semila de’ sudditi del