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dubbio quello che è stato scritto da qualcuno, che Aritperto re de’ longobardi, fiorendo il regno loro, gli donò l’Alpi Coccie, nelle quali dicono includersi Genova e tutto quello che si contiene da Genova insino a’ confini della Provenza; e che Liutprando, re della medesima nazione, gli donò la Sabina, paese propinquo a Roma, Narni e Ancona con certe altre terre. Cosí variando lo stato delle cose, furono similmente varie le condizioni de’ pontefici con gli imperadori, perché, essendo stati perseguitati per molte etá dagli imperadori e dipoi liberati, per la conversione di Costantino, da questo terrore, si riposorono, ma attendendo solamente alle cose spirituali, e poco meno che interamente sudditi, per molti anni, sotto l’ombra loro; vissono dipoi lunghissimo tempo in basso stato e separati totalmente dal commercio loro, per la grandezza de’ longobardi in Italia. Ma dipoi, pervenuti per beneficio de’ re di Francia a potenza temporale, stettono congiuntissimi con gli imperadori e dependendo con allegro animo dalla loro autoritá, mentre che la degnitá imperiale si continuò ne’ discendenti di Carlo magno, e per la memoria de’ benefici dati e ricevuti e per rispetto della grandezza imperiale. La quale poi declinando, separatisi in tutto dalla amicizia loro, cominciorono a fare professione che la degnitá pontificale avesse piú tosto a ricevere che a dare le leggi alla imperiale: e perciò, avendo sopra tutte l’altre cose in orrore il ritornare nell’antica subiezione, e che essi non tentassino di riconoscere in Roma e altrove le antiche ragioni dello imperio, come alcuni di loro o di maggiore potenza o di spirito piú elevato si sforzavano di fare, si opponevano scopertamente con le armi alla potenza loro; accompagnati da quegli tiranni che, sotto nome di príncipi, e da quelle cittá che, vendicatesi in libertá, non riconoscevano piú l’autoritá dello imperio. Da questo nacque che i pontefici, attribuendosi ogni dí piú, e convertendo il terrore dell’armi spirituali alle cose temporali, e interpretando che come vicari di Cristo in terra erano superiori agli imperadori, e che a loro in molti casi apparteneva la cura dello stato terreno, privavano alcuna volta gli imperadori della degnitá im-