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libro quarto — cap. x 367

tuna, se ne sommerse una parte, che fu non molto dipoi ricuperata da’ pisani, che nel tempo medesimo ripreseno la torre che è a guardia della foce. Per i quali accidenti si augumentò tanto la sinistra opinione che il popolo fiorentino aveva giá conceputa di Pagolo che, pochi dí poi, chiamato in Cascina da’ commissari, sotto specie di ordinare la distribuzione delle genti alle stanze, fu da loro, per comandamento del magistrato supremo della cittá, fatto prigione; donde mandato a Firenze e, la notte medesima che vi arrivò, esaminato aspramente con tormenti, fu il seguente dí per comandamento del medesimo magistrato decapitato. E mancò poco che nel medesimo infortunio non incorresse insieme con lui il fratello, il quale i commissari mandorono in quello istante a pigliare: ma Vitellozzo, cosí ammalato come era di infermitá contratta intorno a Pisa, mentre che simulando volere ubbidire esce del letto, mentre che mette tempo in mezzo per vestirsi, salito, per l’aiuto di alcuno de’ suoi che vi concorseno, in su uno cavallo, si rifuggí in Pisa, ricevuto con grandissima letizia da’ pisani.

Furono i capi principali della condannazione contro a Pagolo: che dalla volontá sua fusse proceduto il non acquistare Pisa, avendo avuto facoltá di pigliarla il dí che fu presa la rocca di Stampace; che per la medesima cagione avesse differito tanto il dare la battaglia; avere udito piú volte uomini venuti a lui di Pisa, né mai comunicato co’ commissari le imbasciate loro; e levato da campo contro al comandamento publico, e abbandonata Stampace, avere invitato qualcuno degli altri condottieri a occupare in compagnia sua Cascina, Vico Pisano e l’artiglierie, per potere ne’ pagamenti e nelle altre condizioni maneggiare come gli paresse i fiorentini: che in Casentino avesse tenuto pratiche occulte co’ Medici, e nel tempo medesimo trattato e quasi conchiuso di condursi co’ viniziani (benché per cominciare a servirgli subito che fusse finita la condotta sua co’ fiorentini, la quale era giá quasi alla fine), il che non avere avuto perfezione perché i viniziani, fatto l’accordo co’ fiorentini, recusorono di condurlo; e che