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libro quarto — cap. x 361

Fiesco; il quale, allievo del duca e lasciatovi da lui per molto fedele, in cambio di confortare il castellano a tenersi, acciecato da grandissime promesse lo confortò al contrario, e insieme con Antonio Maria Palavicino, che interveniva in nome del re, trattò la dedizione. Ma come il re ebbe a Lione le nuove di tanta vittoria, succeduta molto piú presto di quello aveva sperato, passò subito con celeritá grande a Milano; dove ricevuto con grandissima letizia concedé la esenzione di molti dazi: benché il popolo, intemperante ne’ desideri suoi, avendo fatto concetto di avere a essere esente in tutto, non rimanesse con molta sodisfazione. Fece molte donazioni di entrate a molti gentiluomini dello stato di Milano; tra’ quali riconoscendo i meriti di Gianiacopo da Triulzi, gli concedette Vigevano e molte altre cose.


X

I fiorentini padroni di tutto il contado di Pisa. I fiorentini danno l’assalto alla cittá che si trova in grave pericolo d’esser presa, senonché Paolo Vitelli fa sospendere l’azione. Malattie fra le milizie fiorentine. Il Vitelli leva il campo da Pisa; fatto prigione e condotto a Firenze è decapitato. Capi principali di condanna del Vitelli.

Ma nel tempo medesimo che dal re di Francia si movevano l’armi contro al ducato di Milano, Pagolo Vitelli, raccolte le genti e le provisioni de’ fiorentini, per potere piú facilmente attendere alla espugnazione di Pisa, pose il campo alla terra di Cascina; la quale, se bene fusse proveduta sufficientemente di difensori e delle altre cose necessarie, e similmente munita di fossi e di ripari, ottenne, dappoi che furono piantate l’artiglierie, in ventisei ore: perché essendo cominciati a impaurire gli uomini della terra, per il progresso grande che per l’essere le mura deboli aveano fatto l’artiglierie, i soldati forestieri che vi erano dentro, prevenendogli, si arrenderono, patteggiata solamente la salvezza delle persone e robe proprie, e lasciati loro e i commissari e soldati pisani in arbitrio