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libro quarto — cap. vi 331

tro a lui con quasi tutti i príncipi cristiani. E nondimeno, che comparazione dall’uno pericolo all’altro! Perché quello re, privato di quasi tutte le virtú regie, era principe quasi ridicolo, e il regno di Napoli tanto lontano dalla Francia teneva in modo divulse le forze sue che quasi indeboliva piú che accresceva la sua potenza, e quello acquisto, per il timore degli stati loro tanto contigui, gli faceva inimicissimi il papa e i re di Spagna; de’ quali ora l’uno si sa che ha diversi fini e che gli altri, infastiditi delle cose d’Italia, non sono per implicarvisi senza grandissima necessitá: ma questo nuovo re, per la virtú propria, è molto piú da temere che da sprezzare, e lo stato di Milano è tanto congiunto col reame di Francia che, per la comoditá di soccorrerlo, non si potrá sperare di cacciarnelo se non commovendo tutto il mondo. E però noi, vicini a sí maravigliosa potenza, staremo nel tempo della pace in gravissima spesa e sospetto, e in tempo di guerra saremo tanto esposti alle offese sue che sará difficillimo il difenderci. E certamente, io non udivo senza ammirazione che, chi ha parlato innanzi a me, da una parte non temeva di uno re di Francia signore del ducato di Milano, dall’altra si dimostrava in tanto spavento di Lodovico Sforza, principe molto inferiore di forze a noi, e che con la timiditá e avarizia ha messo sempre in grave pericolo le imprese sue. Spaventavanlo gli aiuti che arebbe da altri, come se fusse facile il fare, in tante diversitá di animi e di volontá e in tanta varietá di condizioni, tale unione, o come se non fusse da temere molto piú una potenza grande unita tutta insieme che la potenza di molti; la quale come ha i movimenti diversi cosí ha diverse e discordanti l’operazioni. Confidava che in coloro i quali, per odio e per varie cagioni, desiderano la nostra declinazione si troverebbe quella prudenza da vincere gli sdegni e le cupiditá che noi non troviamo in noi medesimi a raffrenare questi ambiziosi pensieri. Né io so perché debbiamo prometterci che nel re de’ romani e in quella nazione possa piú l’emulazione e lo sdegno antico e nuovo contro al re di Francia, se acquisterá Milano, che l’odio inveterato che hanno contro a noi che