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progressi a fare nuove provisioni, aggiunsono a quelle che vi erano tante genti che in tutto v’aveano quattrocento uomini d’arme settecento cavalli leggieri e piú di dumila fanti.


XI

Resa di Taranto a’ veneziani. Il re di Francia progetta d’impadronirsi di Genova. Il pontefice dichiara confiscati gli stati degli Orsini. Guerra con gli Orsini e patti che la concludono. Presa di Ostia. Consalvo accolto trionfalmente in Roma e dal pontefice.

Risolveronsi in questo mezzo nel reame di Napoli quasi tutte le reliquie della guerra de’ franzesi: perché la cittá di Taranto con le fortezze, oppressata dalla fame, si arrendé a viniziani che l’avevano assediata con la loro armata, i quali dopo averla ritenuta molti dí, ed essendo giá nato sospetto che se la volessino appropriare, la restituirono finalmente a Federigo, instandone assai il pontefice e i re di Spagna; ed essendosi inteso a Gaeta che la nave normanda, avendo combattuto sopra Porto Ercole con alcune navi de’ genovesi che aveva incontrate, seguitando dipoi il suo cammino, vinta dalla tempesta del mare era andata a traverso, i franzesi che erano in quella cittá, alla quale il nuovo re era tornato a campo, ancora che, secondo che era la fama, avessino provisione da sostenersi qualche mese, giudicando che alla fine il re loro non sarebbe piú sollecito a soccorrergli che e’ fusse stato a soccorrere tanta nobiltá e tante terre che si tenevano per lui, accordorono con Federigo per mezzo di Obigní, il quale per alcune difficoltá nate nella consegnazione delle fortezze di Calavria non era ancora partito da Napoli, di lasciare la terra e la fortezza, avendo facoltá di andarne salvi per mare in Francia con tutte le robe loro.

Per il quale accordo essendo il re di Francia alleggierito de’ pensieri di soccorrere il reame, e da altra parte acceso dagli stimoli del danno e dell’infamia, deliberò di assaltare Genova, sperando nella parte che v’aveva Batistino Fregoso,