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convenuto che i viniziani e Lodovico gli dessino per tre mesi ventimila ducati ciascuno mese perché menasse seco un certo numero di cavalli e di fanti. La quale convenzione come fu fatta, Lodovico, accompagnato dagli oratori de’ collegati, andò a Manzo, luogo di lá dalle Alpi a’ confini di Germania, ad abboccarsi seco; nel quale luogo avendo parlato lungamente, ed essendosi il medesimo dí ritirato di qua dall’Alpi a Bormi, terra del ducato di Milano, Cesare il dí seguente, sotto specie di andare cacciando, si trasferí nel luogo medesimo: ne’ quali colloqui di due dí avendo Cesare stabilito con loro il tempo e il modo del passare, se ne tornò in Germania per sollecitare l’esecuzione di quel che s’era deliberato. Ma raffreddando intanto il romore delle preparazioni franzesi, in modo che a questo effetto non pareva piú necessario il farlo passare, Lodovico disegnò di servirsi, ad ambizione, di quello che prima aveva procurato per propria sicurtá. Però continuando di sollecitarlo a passare, né volendo i viniziani concorrere a promettergli trentamila ducati, i quali dimandava oltre a’ primi sessantamila che gli erano stati promessi, si obligò egli a questa dimanda; tanto che finalmente passò Cesare in Italia, poco innanzi alla morte di Ferdinando: la quale intesa quando era giá vicino a Milano, ebbe qualche pensiero di favorire che il regno di Napoli pervenisse in Giovanni figliuolo unico del re di Spagna, suo genero; ma essendogli dimostrato da Lodovico che questo, essendo molesto a tutta Italia, disunirebbe i confederati e conseguentemente faciliterebbe i disegni del re di Francia, non solo se ne astenne ma favorí con lettere la successione di Federigo.

La passata sua in Italia fu con pochissimo numero di gente, dando voce che prestamente passerebbe insino alla somma la quale era obligato di menare; e si fermò a Vigevano. Ove in presenza di Lodovico e del cardinale di Santa Croce, mandatogli legato dal pontefice, e degli altri oratori de’ collegati, fu ragionato che andasse nel Piemonte, per pigliare Asti e separare dal re di Francia il duca di Savoia e il marchese di Monferrato: i quali, come membri dependenti dallo imperio, ricercò