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da Gaeta per mare il siniscalco di Belcari, il quale dimostrava speranza grande di vittoria in caso che senza piú dilazione si mandasse il soccorso e, per contrario, che le cose di quel reame essendo abbandonate non potevano sostenersi lungamente; e oltre a questi una parte de’ signori grandi, stati prima alieni dalle imprese d’Italia, confortavano il medesimo, per la ignominia che del lasciare perdere l’acquisto fatto risultava alla corona di Francia, e molto piú per il danno che tanta nobiltá franzese si perdesse nel reame di Napoli. Né si raffrenavano questi concetti per i movimenti i quali si dimostravano per i re di Spagna dalla parte di Perpignano, perché essendo apparati maggiori in nome che in fatti, e le forze di quegli re piú potenti alla difesa de’ regni propri che all’offesa de’ regni d’altri, si giudicava sufficiente rimedio l’avere mandate a Nerbona e nell’altre terre che sono alle frontiere di Spagna molte genti d’arme, non senza compagnia sufficiente di svizzeri.

Però convocati dal re nel consiglio tutti i signori e tutte le persone notabili che si trovavano nella corte, fu deliberato che con piú celeritá che si potesse tornasse in Asti il Triulzio con titolo di luogotenente regio e con lui ottocento lancie dumila svizzeri e dumila guasconi, e che poco dopo lui passasse i monti con altre genti il duca di Orliens, e finalmente con tutte l’altre provisioni la persona del re; il quale passando potente, non si dubitava che aderirebbono alla volontá sua gli stati del duca di Savoia e de’ marchesi di Monferrato e di Saluzzo, opportuni molto a fare la guerra contro al ducato di Milano; e che, dal cantone di Berna infuora, il quale aveva promesso al duca di Milano di non lo offendere, tutti i cantoni de’ svizzeri andrebbono agli stipendi suoi con grandissima prontezza. Le quali deliberazioni procederono con maggiore consentimento per l’ardore del re; il quale, innanzi che entrasse nel consiglio, avea pregato strettamente il duca di Borbone che con efficaci parole dimostrasse essere necessario il fare potentissimamente la guerra, e poi nel consiglio, ribattuto con la medesima caldezza l’ammiraglio, il quale seguitato da pochi aveva, non tanto contradicendo direttamente quanto pro-