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quattro navi di quella che aveva espugnato Monopoli. Mandò ancora il re Argenton a Vinegia per ricercargli che entrassino nella pace; e dipoi prese il cammino di Francia, con tanta celeritá e ardore, egli e tutta la corte, d’esservi presto che, non che altro, non volesse soprasedere in Italia pochi dí per aspettare che i genovesi gli dessino gli statichi promessi, come senza dubbio non si partendo cosí presto fatto arebbono: e cosí, alla fine d’ottobre dell’anno mille quattrocento novantacinque, si ritornò di lá da’ monti, simile piú tosto, non ostante le vittorie ottenute, a vinto che a vincitore; lasciato in Asti, la quale cittá simulò d’avere comperata dal duca d’Orliens, governatore Gianiacopo da Triulzi con cinquecento lancie franzesi, le quali quasi tutte, fra pochi dí, di propria autoritá lo seguitorono; né avendo lasciato al soccorso del regno di Napoli altra provisione che l’ordine delle navi che si armavano a Genova e in Provenza, e l’assegnamento degli aiuti e de’ danari promessigli da’ fiorentini.


XIII

Manifestazione del male detto da’ francesi: «di Napoli», e dagli italiani: «francese». Suo luogo d’origine e sua diffusione.

Né pare, dopo la narrazione dell’altre cose, indegno di memoria che, essendo in questo tempo fatale a Italia che le calamitá sue avessino origine dalla passata de’ franzesi, o almeno a loro fussino attribuite, che allora ebbe principio quella infermitá che, chiamata da’ franzesi il male di Napoli, fu detta comunemente dagli italiani le bolle o il male franzese; perché, pervenuta in essi mentre erano a Napoli, fu da loro, nel ritornarsene in Francia, diffusa per tutta Italia: la quale infermitá o del tutto nuova o incognita insino a questa etá nel nostro emisperio, se non nelle sue remotissime e ultime parti, fu massime per molti anni tanto orribile che, come di gravissima calamitá, merita se ne faccia menzione. perché