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libro secondo — cap. xii 203

Francia, se ne andò subito a Turino; sollecitato anche al partirsi da Vercelli perché quella parte de’ svizzeri che era nel campo suo, per assicurarsi d’avere lo stipendio per tre mesi interi, come dicevano avere sempre osservato seco Luigi undecimo, con tutto che e’ non fusse stato loro promesso, e che non avessino militato tanto tempo per lui, trattavano di ritenere o il re o i principali della sua corte: dal quale pericolo benché liberatosi con la súbita partita, nondimeno, avendo essi fatto prigioni il baglí di Digiuno e gli altri capi che gli avevano condotti fu alla fine necessitato d’assicurargli, con statichi e con promesse, della dimanda la quale facevano. Da Turino il re, desideroso di stabilire la pace fatta, mandò al duca di Milano il marisciallo di Gies il presidente di Gannai e Argenton, per indurlo a parlamento seco, il che egli dimostrava di desiderare ma dubitare di qualche fraude; e o per questo sospetto, o forse studiosamente interponendo difficoltá per non ingelosire gli animi de’ collegati, o per ambizione di condurvisi come non inferiore al re di Francia, proponeva di fare l’abboccamento in mezzo di qualche riviera, in sulla quale, essendo stabilito un ponte o con le barche o con altra materia, restasse tra loro uno steccato forte di legname: nel qual modo si erano altre volte abboccati insieme i re di Francia e di Inghilterra, e altri príncipi grandi di ponente. Il che essendo ricusato dal re come cosa indegna di sé, e avendo ricevuto da lui gli statichi, mandò Perone di Baccie a Genova, per ricevere le due caracche promessegli e per armarne a spese proprie quattro altre, per soccorrere le castella di Napoli; le quali era giá certificato non avere ricevuto il soccorso dell’armata mandata da Nizza, e perciò avere convenuto di arrendersi se fra trenta dí non fussino soccorse: disegnando mettervi su tremila svizzeri, e congiugnerle con l’armata ritiratasi a Livorno e con alcuni altri legni che s’aspettavano di Provenza, i quali senza le navi grosse genovesi non sarebbono stati bastanti a questo soccorso, essendo giá ripieno il porto di Napoli di grossa armata; perché, oltre a’ legni condottivi da Ferdinando, vi avevano i viniziani mandate venti galee e