Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/177


libro secondo — cap. ix 171

si era mossa del luogo suo; dove consigliò co’ capitani se e’ fusse da passare subito il fiume per assaltare agli alloggiamenti suoi l’esercito inimico, e fu consigliato dal Triulzio e da Cammillo Vitelli, il quale, mandata la compagnia sua dietro a coloro che andavano all’impresa di Genova, avea con pochi cavalli seguitato il re per ritrovarsi al fatto d’arme, che si assaltassino: il che piú efficacemente di tutti confortava Francesco Secco, dimostrando che la strada che si vedeva da lontano era piena d’uomini e di cavalli, che denotava o che fuggissino verso Parma o che, avendo incominciato a fuggire, se ne tornassino al campo. Ma era pure non piccola la difficoltá di passare il fiume, e la gente, che parte avea combattuto parte stata armata in sulla campagna, affaticata in modo che per consiglio de’ capitani franzesi fu deliberato che s’alloggiasse. Cosí andorno ad alloggiare alla villa del Medesano in sulla collina, distante non molto piú d’uno miglio dal luogo nel quale si era combattuto; ove fu fatto l’alloggiamento senza divisione o ordine alcuno, e con non piccola incomoditá, perché molti carriaggi erano stati rubati dagli inimici.

Questa fu la battaglia fatta tra gl’italiani e franzesi in sul fiume del Taro, memorabile perché fu la prima che, da lunghissimo tempo in qua, si combattesse con uccisione e con sangue, in Italia; perché innanzi a questa morivano pochissimi uomini in uno fatto d’arme. Ma in questa, se bene dalla parte de’ franzesi ne morirono meno di dugento uomini, degli italiani furno morti piú di trecento uomini d’arme, e tanti altri che ascesono al numero di tremila uomini; tra’ quali Rinuccio da Farnese, condottiere de’ viniziani, e molti gentiluomini di condizione: e rimase in terra per morto, percosso di una mazza ferrata in su l’elmetto, Bernardino dal Montone, condottiere medesimamente de’ viniziani, ma chiaro piú per la fama di Braccio dal Montone suo avolo, uno de’ primi illustratori della milizia italiana, che per propria fortuna o virtú. E fu piú maravigliosa agli italiani tanta uccisione perché la battaglia non durò piú di una ora, e perché, combattendosi da ogni parte con la fortezza propria e con l’armi, s’adope-