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facevano pessimi trattamenti: in modo che l’ardente desiderio che avevano avuto gli uomini di loro era giá convertito in ardente odio; e per contrario, in luogo dell’odio contro agli Aragonesi era sottentrata la compassione di Ferdinando, l’espettazione avutasi sempre generalmente della sua virtú, la memoria di quel dí che con tanta mansuetudine e costanza avea, innanzi si partisse, parlato a’ napoletani. Donde e quella cittá e quasi tutto il reame non con minore desiderio aspettavano occasione di potere richiamare gli Aragonesi che pochissimi mesi innanzi avessino desiderato la loro distruzione. Anzi giá cominciava a essere grato il nome tanto odioso d’Alfonso, chiamando giusta severitá quella che, insino quando vivente il padre attendeva alle cose domestiche del regno, solevano chiamare crudeltá, e sinceritá d’animo veridico quella che molt’anni avevano chiamata superbia e alterezza. Tale è la natura de’ popoli, inclinata a sperare piú di quel che si debbe e a tollerare manco di quel ch’è necessario, e ad avere sempre in fastidio le cose presenti; e specialmente degli abitatori del regno di Napoli, i quali tra tutti i popoli d’Italia sono notati di instabilitá e di cupiditá di cose nuove.


V

Deliberazioni di Carlo VIII per la confederazione degli stati italiani. Carlo prima della partenza da Napoli distribuisce le cariche e gli uffici. Ardore del re e della corte di ritornare in Francia. Trattative fra Carlo e il pontefice per l’investitura del regno di Napoli. Carlo dopo aver assunto il titolo e le insegne reali parte da Napoli. Gli Orsini chiedono invano d’esser lasciati in libertá. Il pontefice per evitare d’incontrarsi con Carlo si reca a Orvieto e, quindi, a Perugia. Nuovi tentativi de’ fiorentini di riavere le fortezze. Carlo prende, ma per breve tempo, in protezione Siena.

Aveva il re, insino innanzi si facesse la nuova lega, quasi stabilito di ritornarsene presto in Francia; mosso piú da leggiera cupiditá e dal desiderio ardente di tutta la corte che da prudente considerazione, perché nel reame restavano indecise innumerabili e importanti faccende di príncipi e di stati, né