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libro primo — cap. xix 111

ingiuriai mai persona; che in me non si vidde mai segno alcuno di avarizia, segno alcuno di crudeltá; che a me non hanno nociuto i miei peccati ma quegli de’ padri miei; che io sono deliberato di non essere mai cagione che, o per conservare il regno o per recuperarlo, abbia a patire alcuno di questo reame; che piú mi dispiace il perdere la facoltá di emendare i falli del padre e dello avolo che il perdere l’autoritá e lo stato reale. Benché esule e spogliato della patria e del regno mio, mi riputerò non al tutto infelice se in voi resterá memoria di queste cose, e una ferma credenza che io sarei stato re piú presto simile ad Alfonso vecchio mio proavo che a Ferdinando e a questo ultimo Alfonso. —

Non potette essere che queste parole non fussino udite con molta compassione, anzi certo è che a molti commossono le lagrime; ma era tanto esoso in tutto il popolo e quasi in tutta la nobiltá il nome de’ due ultimi re, tanto il desiderio de’ franzesi, che per questo non si fermò in parte alcuna il tumulto, ma subito che esso fu ritirato nel castello, il popolo cominciò a saccheggiare le stalle sue, che erano in sulla piazza: la quale indegnitá non potendo egli sopportare, accompagnato da pochi corse fuori con generositá grande a proibirlo; e potette tanto nella cittá giá ribellata la maestá del nome reale che ciascuno, fermato l’impeto, si discostò dalle stalle. Ma ritornato nel castello, e facendo abbruciare e sommergere le navi le quali erano nel porto, poi che altrimenti non poteva privarne gl’inimici, incominciò per qualche segno a sospettare che i fanti tedeschi, che in numero cinquecento stavano alla guardia del castello, pensassino di farlo prigione: però con subito consiglio donò loro le robe che in quello si conservavano. Le quali mentre che attendono a dividere, egli, avendo prima liberati di carcere, eccetto il principe di Rossano e il conte di Popoli, tutti i baroni avanzati alla crudeltá del padre e dell’avolo, uscito del castello per la porta del soccorso, montò in sulle galee sottili che l’aspettavano nel porto, e con lui don Federigo e la reina vecchia, moglie giá dell’avolo, con Giovanna sua figliuola; e seguitato da pochissimi de’ suoi