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inclinazione a offendere il pontefice, e nel consiglio suo piú intimo potevano quegli i quali Alessandro con doni e con speranze s’aveva fatti benevoli. Però finalmente convennono: che tra ’l pontefice e il re fusse amicizia perpetua e confederazione per la difesa comune: che al re per sua sicurezza si dessino, per tenerle insino all’acquisto del reame di Napoli, le rocche di Civitavecchia, di Terracina e di Spuleto; benché questa non gli fu poi consegnata: non riconoscesse il pontefice offesa o ingiuria alcuna contro a cardinali, né contro a’ baroni sudditi della Chiesa, i quali aveano seguitato le parti del re: investisselo il pontefice del regno di Napoli: concedessegli Gemin ottomanno fratello di Baiset, il quale dopo la morte di Maumet padre comune, perseguitato da Baiset (secondo la consuetudine efferata degli ottomanni, i quali stabiliscono la successione nel principato col sangue de’ fratelli e di tutti i piú prossimi) e perciò rifuggito a Rodi e di quivi condotto in Francia, era finalmente stato messo in potestá di Innocenzio pontefice; donde Baiset, usando l’avarizia de’ vicari di Cristo per instrumento a tenere in pace lo imperio inimico alla fede cristiana, pagava ciascun anno, sotto nome delle spese che si facevano in alimentarlo e custodirlo, ducati quarantamila a’ pontefici, acciocché fussino manco pronti a liberarlo o a concederlo a altri príncipi contro a sé. Fece instanza Carlo d’averlo per facilitarsi col mezzo suo l’impresa contro a’ turchi, la quale, enfiato da vane adulazioni de’ suoi, pensava, vinti che avesse gli aragonesi, di incominciare. E perché gli ultimi quarantamila ducati mandati dal turco erano stati tolti a Sinigaglia dal prefetto di Roma, che il pontefice e la pena e la restituzione di essi gli rimettesse. A queste cose si aggiunse che ’l cardinale di Valenza seguitasse, come legato apostolico, tre mesi, il re, ma in veritá per statico delle promesse paterne. Fermata la concordia, il pontefice ritornò al palagio pontificale in Vaticano; e da poi, con la pompa e cerimonie consuete a ricevere i re grandi, ricevé il re nella chiesa di San Piero; il quale, avendogli, secondo il costume antico, genuflesso baciati i piedi e dipoi ammesso a baciargli