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lega proposta da massimiliano a venezia - ii 77


tiche vane, o almanco che vi è qualche difficultá che non si può resolvere. Non abbiamo adunche, se io non mi inganno, causa di temere che el re di Francia per desiderio di acquistare si metta in tanto precipizio, e manco per sospetto che abbia di noi; perché oltre che ha veduto esperienzia lunga che non abbiamo mai mancato alle capitulazione fatte seco, ancora che abbiamo avuti molti stimuli e molte occasione, ed oltre che sa che la natura della republica nostra è di osservare la fede e non pigliare volentieri guerre, le ragione medesime che assicurano noi di lui, possono assicurare lui di noi; e questo è che al nostro stato non potrebbe essere piú pernizioso che el re de’ romani abbia piede in Italia, sí per la autoritá dello imperio, lo augumento del quale è sempre stato alieno da’ progressi nostri, sí per conto della casa di Austria, la quale pretende ragione in molti luoghi che noi tegnamo, sí per la vicinitá della Germania, le inundazione della quale, se avessi aperta la via ed avessi el ricetto in Italia, sono troppo pericolose al nostro dominio. Massime che quello che si dice, di volere lo stato di Milano per Massimiano Sforza, è uno sogno; perché riuscendo la impresa, o el re de’ romani lo attribuirá a sé, o se pure vi metterá lui, sará tanto debole e con sí potenti inimici che per avere la sua protezione bisognerá gli stia sempre sotto; ma piú credibile è che pensi a quello ducato per sé. Sono questi gli inganni e le arte de’ principi: cercare di mutare gli stati sotto nome de’ fuorusciti che vi hanno parte, e poi, riuscite le imprese, attribuire gli effetti della vittoria a sé.

Però non è conveniente che el re di Francia creda sí facilmente che noi, che abbiamo nome di maturare le cose nostre e piú presto errare in tarditá che in troppa prestezza, facciamo una deliberazione sí precipitosa. E se pure noi ci potessimo assicurare facilmente dal sospetto che pretendono questi che consigliano che noi ci uniamo col re de’ romani, io sarei forse di quegli che ci conscenderei, parendomi cosa laudabile assicurarsi da’ sospetti eziandio non necessari, quando l’uomo può farlo con facilitá; ma io credo che chi penserá bene ci vedrá