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44 discorsi del machiavelli

CAPITOLO LVIII

[La moltitudine è piú savia e piú costante che uno principe.]

Difficile impresa e molto aliena dalla opinione degli uomini piglia, sanza dubio, chi attribuisce al popolo la constanzia e la prudenzia, e chi in queste due qualitá lo antepone a’ príncipi; e’ quali quando sono regolati dalle legge, nessuno che ha scritto delle cose politiche dubitò mai che el governo di uno non fussi migliore che quello di una moltitudine eziandio regolata dalle legge, alla quale è preposto non solo el governo di uno principe, ma ancora quello degli ottimati. Perché dove è minore numero è la virtú piú unita e piú abile a produrre gli effetti suoi; vi è piú ordine nelle cose, piú pensiero ed esamine ne’ negocii, piú resoluzione; ma dove è moltitudine quivi è confusione, ed in tanta dissonanzia di cervelli, dove sono vari giudíci, vari pensieri, vari fini, non può essere né discorso ragionevole, né resoluzione fondata, né azione ferma. Muovonsi gli uomini leggermente per ogni vano sospetto, per ogni vano romore; non discernono, non distinguono, e con la medesima leggerezza tornano alle deliberazione che avevano prima dannate, a odiare quello che amavano, a amare quello che odiavano; però non sanza cagione è assomigliata la moltitudine alle onde del mare, le quale secondo e’ venti che tirano vanno ora in qua ora in lá sanza alcuna regola, sanza alcuna fermezza. In somma e’ non si può negare che uno popolo per sé medesimo non sia una arca di ignoranzia e di confusione; però e’ governi meramente populari sono stati in ogni luogo poco durabili, ed oltre a infiniti tumulti e disordini, di che mentre hanno durato sono stati pieni, hanno partorito o tirannide o ultima ruina della loro cittá.

Gli esempli sono tanti e sí noti che non accade replicargli, e tali che meritamente hanno partorito quella opinione antichissima e commune di tutti gli scrittori, che nella moltitudine