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18. È da desiderare piú l’onore e la riputazione che le ricchezze; ma perché oggidí sanza quelle, male si ha o conserva la riputazione, debbono gli uomini virtuosi cercare non d’averne immoderatamente, ma tante che basti allo effetto di avere o conservare la riputazione ed autoritá.

19. El popolo di Firenze è communemente povero, e per la qualitá del vivere nostro ognuno desidera assai le ricchezze; però è male capace di sostenere la libertá della cittá, perché questo appetito gli fa seguitare l’utile suo privato sanza rispetto o considerazione alcuna della gloria ed onore publico.

20. La calcina con che si murano gli stati de’ tiranni è el sangue de’ cittadini; però doverebbe sforzarsi ognuno che nella cittá sua non s’avessino a murare tali palazzi.

21. E’ cittadini che vivono nelle republiche, quando la cittá ha uno stato tollerabile benché con qualche difetto, non cerchino mutarlo per averne uno migliore, perché quasi sempre si peggiora; non essendo in potestá di chi lo muta fare che el governo nuovo sia apunto secondo el disegno e pensiero suo.

22. La piú parte de’ mali che fanno e’ grandi nelle cittá nasce da sospetto; però quando uno è fatto grande, la cittá non ha da avere obligo a chi gli tenta contro cose nuove sanza buone occasione, perché si accresce el sospetto, e da quello e’ mali della tirannide.

23. La malignitá ne’ poveri può facilmente procedere per accidente, ne’ ricchi è piú spesso per natura; però ordinariamente è da biasimare piú in uno ricco che in uno povero.

24. Chi o principe o privato vuole persuadere a uno altro el falso per mezzo di uno suo imbasciadore o di altri, debbe prima ingannare lo imbasciadore; perché opera e parla con