Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la politica di clemente vii | 207 |
bontá che doverebbono essere. Ma essendo el mondo pieno di malignitá, chi dubita che se uno pontefice non aiutassi le cose sue con ogni spezie d’arme e di potenzia, che sarebbe annichilato non manco nello spirituale che nel temporale? Perché ciascuno principe lo vorrebbe constringere a distribuire a modo suo e’ benefici, le dignitá, le dispense e gli altri tesori e facultá ecclesiastiche; a’ quali consentire sarebbe perniziosissimo, ed el recusare pericoloso alla persona sua ed alla Chiesa, e di gravissimo scandolo universale.
Le cose per lunghissimi tempi sono transcorse in luogo, e si è tanto smarrita la reverenzia, la devozione ed ogni forma di santo vivere, che solamente la vita esemplare e la santitá de’ pontefici non basta a riducerle al grado suo se non in processo di lunghissimo tempo; bisogna sia seguitata dal resto della corte, accompagnata dalla voluntá de’ principi e favorita dal consenso universale. Le quali cose se uno pontefice volessi conducere per violenzia, sarebbe prima oppresso che vi avessi fatto alcuno fondamento; ed el tirarle innanzi con persuasioni e con lo esemplo, ha bisogno di tempo sí lungo e di tanta fortuna, che prima sarebbe ridotto in ultimo disprezzo el pontificato e perito lo infermo, innanzi avessi potuto aspettare la operazione della medicina. Però è necessario che uno pontefice, essendo di costumi integri ed esemplari, e ritenendo sempre ottima mente, accompagni el governo universale del pontificato con la memoria di essere ancora principe, e che non si può lasciare cadere l’uno che non vadia in terra l’altro; sprezzate le opinioni false di chi si persuade altrimenti, non pigli le arme per cupiditá d’imperio, non per odio o per vendetta, ma si difenda piú presto con le arme che lasciarsi tôrre la potestá temporale; perché poi che quella gli è stata o data o tollerata sí lungamente, è sua; e statagli lasciata dagli antecessori è obligato restituirla a’ successori; e perché non può essere violata questa che non patisca la autoritá spirituale, ed aprasi la via a mettere l’ordine ed el governo ecclesiastico ne’ príncipi laici; che è quello che e’ sacri canoni hanno al continuo tanto proibito e detestato.