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contro l'accordo tra clemente vii e carlo v 197

gli fare perdere el pontificato e non gli occupare el dominio temporale, può risolversi agli accordi seco. Ed a volere bene determinare questo, bisogna non solo considerare le cose presenti, ma etiam che ingrosserá eserciti, che vorrá venire in Italia e forse in Roma, e secondo el successo di tutti questi casi fermare bene el punto suo; perché sarebbe pazzia chi volessi temerne allora, non cominciare a difendersi ora. Ma se non può risolvere l’animo a vivere in questa fortuna umile ed ignominiosa, o se pure potendo ridursi a questa bassezza, non confida che Cesare abbia a usare seco umanitá e non gli mancare delle promesse, giá dico che e’ consigli sono superflui, e che Vostra Santitá è fuora di ogni deliberazione, perché la necessitá la sforza, etiam con sommi pericoli, a pigliare la via delle arme, per fare pruova pure con qualche speranza di fuggire quelli mali grandissimi e certissimi che sono nella via della pace; ed avendo a fare questo, quanto piú presto si fará giudico sia meglio, perché el tempo dá a’ cesarei facultá di provedersi, ed è loro commodo per molti rispetti, ed a noi può portare facilmente molte difficultá ed impedimenti. Non dico giá el medesimo, se Vostra Santitá si risolvessi a amicizia con Cesare, perché quanto piú lungamente si potessi tenere sospeso, tanto sarebbe meglio, per ritardare quanto piú si possa el corso de’ progressi suoi, e perché non sará mai troppo tardi el precipitarsi in servitú.