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proposta di alleanza di carlo v a clemente vii 161

sia pari e provedendo e non provedendo, che è meglio provedere, perché aspettare la morte sanza provisione in contrario è una somma ignavia e da lasciare di sé una memoria infame; sanza che, a chi non si aiuta né Dio suole, né la fortuna può aiutare, ma a chi si aiuta Dio ha compassione, e la fortuna amore, e spesso a chi audacemente si getta ne’ pericoli, fa succedere, contro a ogni ragione ed ogni speranza, effetti felicissimi. Sarebbe bene in ogni evento necessario, che la Santitá Tua risolvessi in quale caso e se la vuole o può fare rimedi, perché el procedere irresoluto non può se non nuocere incomparabilmente.

Se la fine ha a essere che tu abbia a aspettare la discrezione di Cesare sanza tentare remedi, quanto piú presto ne sei resoluto, meglio è, perché stando sospeso e non si lasciando intendere, lo insospettisci e lo irriti tuttavia piú, dove el bisogno tuo sarebbe cercare di assicurarlo e mitigarlo; ma se la fine ha a essere che tu abbia a gettarti a’ rimedi tali quali saranno, la dilazione del resolverti è perniziosissima, perché con la irresoluzione tua si va tuttavia consumando di quelli remedi che ci sono. El duca di Ferrara è alienato, el quale se tu fussi stato resoluto di pigliare le arme, aresti intrattenuto; Milano è perduto, che si poteva confortare e non lasciare perire; perseverando tu in irresoluzione, ti sará forse mutato sotto lo stato di Firenze; forse e’ viniziani per differire e’ loro travagli si accorderanno; e cosí le resoluzione che tu volessi poi fare non sarebbono a tempo. Confesso bene che se tu sei determinato non volere pigliare le arme sanza la lega de’ franzesi, che tu sei necessitato aspettare la resoluzione loro; ma vorrei che almeno tu avessi tante arme, che costoro non potessino, mentre che e’ franzesi stanno sospesi, mutarti lo stato di Firenze, o metterti in qualche altro disordine. Ma se tu sei in grado che la necessitá ti sforzi a pigliare le arme etiam sanza e’ franzesi, quanto piú differisce Tua Santitá, tanto piú accresce le sue difficultá e pericoli.

F. Guicciardini, Opere - viii. 11