Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/193


consolatoria 187

deposto lo imperio trovò tanto contento in quello suo orto ed in quella sua agricultura, che richiamato allo imperio non vi volse tornare, come vita misera ed infelice a comparazione della quiete in che si godeva? Sono pieni e’ libri delle laude della tranquillitá e dello ocio onesto, né io chiamo in questa parte ocio el non fare niente, ma el non essere obligato per ambizione o faccenda alcuna; attendere quando vuole alle lettere, quando alla agricultura, conversare e ragionare virtuosamente con gli amici, né si alienare al tutto dalla vita civile, ma esservi drento libero, sicuro e con degnitá: vita certo da preporre a quella de’ re, né io mi distendo a laudarla con quelle parole magnifiche di che sono piene le scritture, perché se gli effetti non te la faranno piacere, se non l’hai in queste poche settimane cominciata a gustare, invano ti si imprimerebbe colle parole.

Ma a giudicio mio o tu debbi reputare felicitá che ti sia venuta occasione di vivere cosí, o se non hai lo animo sí purgato, almeno non ti debbe parere tanto migliore quella che questa, che però ti truovi malcontento: perché le cose del mondo hanno questa condizione che le non sono perfette da ogni parte, né si truova vita alcuna che non gli manchi qualche cosa di importanza, ma migliore dell’altra è quella alla quale mancono meno cose e meno importanti. E la tua se tu consideri è di queste, perché da quello splendore in fuora che è piú presto vano che altro, non veggo cosa alcuna che importi, che manchi a questa tua vita, ma vedevo bene mancartene molte ne’ negocii, le quali non apparivano ma erano; e pel contrario a questa pare piú presto che manchi, che in veritá sia cosí. Considera piú oltre in che grado tu nascesti e se aresti avuto per grandissima felicitá conseguire la metá di quello che hai conseguito; ed essendoti succeduto molto piú di quello che mai sperasti, vedi se ti puoi chiamare infelice, o se a lamentartene meriteresti nome di ingrato. Considera che se gli onori tanti che tu hai avuti non fussino concorsi in dieci o dodici anni, come sono, ma t’avessino accompagnato per tutta la vita, che non si potrebbe dire che