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174 consolatoria

stato astretto a prestare, sono piú presto segni dello odio e della mala opinione che hanno generato negli uomini queste calunnie, che effetti. Che adunche ti duoli se t’ha tocco una calamitá non nuova, non inaudita, ma usitata a venire a infiniti, ed a molti in questa spezie medesima con molto maggiore percossa che a te, a chi, a dire el vero, non ha bagnato si può dire altro che el cappello, gli stivali e la cappa? Non ti ricordi tu di essere nato uomo, sottoposto alle cose del mondo, a’ morsi della fortuna come gli altri uomini?

La felicitá grande e perpetua che tu hai avuto insíno a questa etá non solo [non] ti doveva fare dimenticare di essere sottoposto a’ casi umani, ma piú presto riducertelo in memoria, e farti temere piú di avere qualche colpo che quelli che hanno avuto la vita loro travagliata. Sanno pure insino a’ fanciulli, insino a quelli che non hanno elementi di lettere, che le prosperitá non durano, che la fortuna si muta; e tu che non sei però alieno dagli studi, che hai veduto tante cose, maneggiato tante faccende, ti maravigli, pigli per nuovo, ti risenti, non puoi sopportare se in spazio di tanti anni, se doppo tanti di che hai sentito allegri ed onorevoli, ti è venuta una piccola infelicitá? La chiamo piccola a comparazione di quelle che sogliono accadere; perché ínsino a ora non è altro che un romore di volgo e di ignoranti, de’ quali gli uomini savi sempre tennono pochissimo conto: e tu che sempre hai aspirato a questo nome ed a questa professione, vuoi nell’esperienzia avere el giudicio ed el senso diverso da loro?

Non puoi giá dire di non avere previsto o questo o simile accidente, perché io mi ricordo pure averti molte volte nelle tue prosperitá udito temere di tanta fortuna, e discorrere quanto la è solita a mutarsi, e quanto la non soglia essere perpetua a alcuno. E quando non ti avessi mai udito, non ti cognosco sí ignorante delle cose del mondo, che io non pensassi che tu non avessi sempre innanzi agli occhi, e massime che è proprio di chi ha fatto e fa assai faccende grande percuotere in questo medesimo perché come non succedono bene, che sempre non possono succedere, si scuoprono e’ frutti della