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CONSOLATORIA

Fatta di settembre 1527 a Finocchieto tempore pestis.


Io non mi maraviglio, Francesco, benché io ti cognosca di animo fermo e virile, che tu ti truovi ripieno di grandissimo dispiacere, perché sono concorsi in uno tempo medesimo troppi accidenti a perturbarti; né è solo la roba in che tu patisci, ma di piú la grandezza, la degnitá, e quello che io credo che ti pesi sopra tutte le cose, l’onore. Hai per la ruina del pontefice perduto la presidenzia di Romagna, luogo che ti dava grandissima utilitá e tanta riputazione, che ogni uomo grande e nato in maggiore grado che privato, se ne sarebbe onorato; hai perduto uno pontefice che t’aveva singulare affezione, ma molto maggiore confidenzia, e che voleva che ordinariamente tu stessi apresso a lui e consigliassi e trattassi tutte le faccende importante e segrete dello stato, e ne’ tempi della guerra t’aveva proposto a eserciti con tanta autoritá che maggiore non aveva riservata a sé. Donde oltre a consumare el tempo in cose onorevoli e che dilettano la natura tua, eri venuto e ti saresti conservato in notizia e riputazione apresso a tutti e’ principi cristiani, e per tutta Italia cognosciuto e stimato tanto, che tanto non credo che tu avessi non dico mai sperato ma neanche ardito di desiderare. E da questa grandezza e riputazione ti venivano in mano grossissime facultá, lecitamente, onoratamente e sanza offesa o dispiacere di persona; e quello io so che tu stimavi assai, vedervi