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88 dialogo del reggimento di firenze


dice el vulgare proverbio, di sputare in chiesa per non essere condannato, confinato o battuto indebitamente? E quando bene queste cose non si faccino, è misera condizione vedere che sia in potestá di uno farle fare; ne ha mai piena sicurtá chi ha a fondarsi in su la buona voluntá di altri, perché la sicurtá vera è che le cose stiano in modo che l’uno cittadino non possa essere ingiuriato o offeso dall’altro.

Questi mali non nascono in uno governo libero, perché nessuno ti sforza, nessuno ti punisce a torto, e si vedrá forse bene spesso che nelle cose criminali sará assoluto uno che doverrebbe essere punito, ma rarissime volte che sia punito uno che non sia colpevole. E nel civile, quando io non veggo uno si grande che possa comandare e che sia temuto dagli altri, non credo che per favore si abbino a fare torti spessi o notabili. Né è dubio che molti più rimedi avevano e’ facinorosi, che non aranno al presente, perché nel contado non sará la protezione di chi voleva averlo pieno di partigiani, e non basterá la amicizia de’ cittadini particulari, perché se gioverá una volta non gioverá l’altra; e quando pure per e’ rispetti e freddezza de’ magistrati e’ delitti multiplicassino in Firenze, gli uomini gli aranno tanto esosi che saranno necessitati di pensare qualche modo severo di giudicare, che vi provegga.

Non voglio discorrere minutamente tutti e’ particulari, né contrapesare le condizioni de l’uno governo con l’altro; ma perché el fondamento vostro principale pare che sia stato che le cose attenenti alla conservazione ed ampliazione del dominio non saranno mai bene governate come erano a tempo de’ Medici, io credo che sia vero che si vigilavano piú ed esaminavano meglio che non si fará di presente. Ma credo ancora che la necessitá di pensare alla sicurtá propria ed a’ particulari dello stato suo, gli facessi pigliare molti partiti che non erano a proposito a chi non avessi avuto altro fine che el beneficio della cittá, perché bisognava che nel pigliare o lasciare le imprese, nel fare o non fare le amicizie, avessino principalmente considerazione allo interesse suo, e che per