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nota 357


p. 169 — C, fará andare piú sospesi a — B, fard levare lo animo da

— C, o mostrandosi saranno raffrenati — B, o mostrandosi rovinerai!

— A, o minerá

p. 170 — B, che fa favore — A, e però questo fa favore

— C, che vi è modo — B, che ha modo

— B, non si può fare — A, no 7 i si può usare

— C, si accostassi a Firenze a cento — B, si accostassi a cento

— C, non durò quella... perché — B, no 7 i potette durare perché

— C, e dal canto... stagione — B, e dal ca 7 ilo suo fu fuora di tempo

— B, di godere — A, di riavere

— C, che e’principi non... mercatanti, che — B, che e’principi lo hanno uccellato, che

p. 171 — C, (e A,) gli avessi assegnato — B, gli avete asseg 7 iato

— C, patria e dello stato, ma — B, pat 7 ~ia, 7 /ia

— C, credito che si... annichilati. E — B, che non sarebbono ricognosciuti (A, per quegli medesimi.) E

p. 172 — B, tutti infinita. — Segue in A, cane.: el quale io riputai sempre savissimo, ma oggi e ieri, cosí mi aiuti Dio in ogni mia azione, mi è parso uno miracolo

— B, termina con: vita nostra. Da Cosí dessi a fine, agg. di C.

B)

I. — Dei dieci Discorsi che il Canestrini pubblicò nel II volume delle Opere inedite ristampiamo qui i primi cinque, che si riferiscono effettivamente all’amministrazione interna della repubblica. Il sesto, pur essendo di argomento fiorentino, riguarda i rapporti col papa Clemente VII, durante l’assedio, e perciò troverá il suo posto nel volume che conterrá gli scritti e i discorsi politici. Quanto ai Discorsi VII-X, lo stesso Canestrini li chiamò «discorsi o pareri» e li disse «mandati a Roma di mano in mano che veniva richiesto il suo avviso»1. Bisogna aggiungere che la mancanza di ogni esordio, lo stile sommario e frettoloso, l’uso di iniziali e perfino di cifre per i nomi, i riferimenti a scritti precedenti2 e

  1. Op. cit. II, p. 3S2-3.
  2. Canestrini, Op. cit., II, p. 375: «De’ danari prestati ho scritto per altre la opinione mia...». Ibid., p. 378: «Io replicherò quello che ho detto sempre...».