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nota 287


si pacificheranno mai, è certo che per la sua sostituzione non si disordineranno di piú perché «è sviluppato quello caos che ci era a principio quando io ci venni».

Le parole del secondo proemio debbono dunque riferirsi al primo periodo del suo governo di Romagna; e possiamo concludere che il Dialogo fu terminato sicuramente avanti il novembre 1525 e molto probabilmente anche prima (nei primi mesi del ’25 o negli ultimi del ’24).

Se si considera che il manoscritto autografo non presenta indizi d’interruzione, e che la frase riguardante Clemente VII si trova nel secondo proemio, mentre il primo ha solo quella che si riferisce a Leone X, si potrebbe supporre che il «cominciato»  indicasse la compilazione della prima stesura, e il «finito», la dettatura della copia1. Questa ipotesi si trasformerebbe in certezza se potessimo accettare senz’altro l’opinione dell’Otetea il quale afferma2 che i Discorsi politici VIII e IX furono scritti nell’agosto 1523. Infatti nel codice che contiene il primo testo del Dialogo e dove i diversi componimenti si trovano senza dubbio nell’ordine cronologico in cui furono compilati, i due Discorsi sono inseriti dopo il Dialogo. Ma il fatto che essi si riferiscono alle vicende dell’agosto 1523 non significa nulla, perché in molti altri Discorsi il Guicciardini commentò fatti non contemporanei.

L’unica cosa sicura è che il «finito»  si riferisce alla copia del segretario. E evidente che se quella copia fosse stata eseguita in epoca posteriore, non troveremmo in essa, ed in essa soltanto, la frase del proemio: «le ho finite ora che per Clemente etc.».

Quanto alle aggiunte e correzioni autografe del secondo manoscritto, non possiamo in alcun modo stabilire se sieno anch’esse di questo tempo oppure, di poco o di molto, posteriori. E nemmeno il terzo proemio. Di questo l’Otetea3 cita, e se ne vale come abbiam visto, per la datazione dell’opera, una frase secondo la quale,Clemente VII era allora «plus puissant que jamais». Ma la traduzione non è esatta, ché il Guicciardini ha scritto semplicemente: «per la potenzia grandissima del pontefice». Questo proemio, che è autografo e aggiunto in fine del volume, non offre

  1. Vedremo come questa copia sia stata eseguita sotto dettatura dell’autore.
  2. Op. cit., p. 137.
  3. Ibid., p. 213.