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affatto di ciò. Ma il Benoist1 affermò di aver avuto da lui una nota manoscritta nella quale si poneva la composizione dell’opera «verso il 1527 o il 1529». Aggiunse di ritenere che queste date dovessero riferirsi piuttosto alla copia e che la stesura originale avesse a riportarsi più addietro.

La questione rimase insoluta finché l’Otetea2 non ritrovò in uno. dei due proemi rifiutati indicazioni precise. Si legge infatti nel secondo di essi: «... avendole [queste cose] cominciato a scrivere a tempo di Leone, trovandomi per lui commessario generale nello esercito cesareo e suo nella guerra contro a’ franzesi... le ho finite ora che per Clemente sono preposto al governo di tutte le cittá di Romagna, le quali sono turbolentissime e piene di infinite difficultá per le novitá seguite in loro doppo la morte di Leone».

Da questo passo l’Otetea deduce3 che il Guicciardini ha incominciato il lavoro «alla fine del 1521 e l’ha finito probabilmente all’inizio del 1526, quando Clemente VII era ‘piú potente che mai’».

Non sappiamo la data precisa in cui il Guicciardini fu nominato commissario generale. Appare probabile che la designazione sia stata fatta fin dall’aprile, ma pubblicata ai primi di luglio4. E poiché il Guicciardini, nel passo citato, si riferisce all’esercizio effettivo della sua carica, si può concludere che il Dialogo fu iniziato fra il luglio e il i° dicembre (morte di Leone X).

Alla presidenza della Romagna il Guicciardini fu nominato il 6 aprile 1524; il 6 maggio era a Forli. Nel gennaio del 1526 egli delegava i suoi poteri al fratello Iacopo e si trasferiva a Roma. Ma giá nel giugno 1525, dopo che il Papa gli aveva imposto una politica di transazione coi sudditi ribelli, egli prevedeva di lasciare presto la presidenza5. Tale disegno si concreta nell’agosto e ancor piú nell’ottobre6, finché in una lettera del 24 novembre7 scrive che sebbene le cose di Romagna non sieno pacifiche né

  1. Guichardin historien et homme d’ètat italien au XVI siècle, Pavis, 1862, p. 132.
  2. F. Guichardin, sa vie publique et sa pensée politique, Paris, 1926.
  3. Op. cit., p. 213.
  4. v. Pastor, Storia dei Papi, IV, I, p. 314.
  5. v. Opere inedite di F. G. a cura di G. Canestrini, vol. VIII, p. 252.
  6. Ibid., pp. 297 e 330.
  7. Ibid., p. 347.