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264 discorsi del reggimento di Firenze


perché mancando loro, sarebbono esosi in ogni stato che venissi, non arebbono parte alcuna né di utile né di onore e durerebbono fatica a vivere, e tanto piú che la maggiore parte di questi non stanno contenti a loro proprio, ma vogliono vivere di estraordinario e di ratto; l’altra è di uomini adoperati da loro, e nondimeno che o per essere nobili e di parentado, o per essere tenuti buoni, o per avere fama di prudenti ebbono condizione nello stato populare, e darebbe loro forse el cuore trovare luogo in ogni modo di vivere. Di costoro, perché hanno secondo li altri condizione ragionevole con questo stato, non è da temere che si mettessino a pericolo per travagliare lo stato, ma è bene da dubitare che venendo uno tratto bello non lo usassino o almeno non lo Iasciassino correre. Nondimeno se gli hanno prudenzia o bontá doverrebbono desiderare che questo governo durassi, perché discorrendo bene le qualitá della cittá, la mala contentezza de* cittadini, le barbe che hanno messo costoro nel contado e qui, possono essere certi che le cose non si possono alterare sanza grandissimo danno e pericolo della cittá; e quando questo non fussi, che loro correrebbono pericolo estremo perché si procederebbe con furore e con rabbia contro a tutti quelli che fussino stati tenuti amici dello stato. In modo che se questi tali la discorressino bene, sarebbono non solo per non contrafare ma per aiutare con tutte le forze la conservazione di costoro; e cosí penso faccino quelli di loro che hanno prudenzia. Ma perché li uomini non sono tutti savi ed e’ piú si ingannano ne’ casi loro particulari, io non darei iudicio fermo dello animo di una grande parte di costoro.

Restaci lo universale della cittá, el quale per molti respetti non è contento di questo governo. Pareva loro a tempo del populo avere parte nello stato: riconoscono male volentieri lo essere loro da uno o pochi particulari; dispiace non essere liberi in fare e’ parentadi a modo loro; temono, massime e’ danarosi e mercatanti, non essere battuti colle gravezze e maneggiati nel danaio; in modo che tutte queste cose recono per sdegno e per paura mala contentezza nello universale, e ne