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16 | dialogo del reggimento di firenze |
siano questi governi, quanto io arei rispetto a porre mente dove si fa migliori effetti e dove meglio siano governati gli uomini, dove piú si osservino le leggi, dove si faccia migliore giustizia e dove si abbia piú rispetto al bene di tutti, distinguendo a ciascheduno secondo el grado suo. Di questo non so io quello che dichino e’ vostri filosofi, ma parlando naturalmente io la intendo cosí e mi pare cosa assai chiara.
Soderini. El medesimo diciamo noi; e se e’filosofi ne fussino domandati, non credo dicessino altrimenti.
Capponi. E cosí è la veritá.
Bernardo. Procediamo adunche piú innanzi. Noi vogliamo disputare se la mutazione dello stato è stata utile alla cittá o no; e secondo questo fondamento che io ho fatto, a volere bene risolversene, bisogna considerare gli effetti di quello governo che è mutato e le condizioni sue, e da altro canto considerare quali saranno gli effetti e le condizioni di questo che voi avete introdotto, o forse per dire meglio, pensate di introdurre; perché vedendo che el cammino al quale pare che ora si indirizzi, è diverso da quello che mostrava el principio del vostro parlamento, io non so come averlo a battezzare. Però ditemi che governo sará questo, acciò che, considerata la natura sua e la natura della cittá e di questo popolo, possiamo immaginarci che effetti producerá; e cosí postigli da uno canto, e da altro gli effetti di quell’altro che sappiamo tutti di che sorte erano, possiamo fare el nostro giudicio.
Guicciardini. Sará difficile, perché non sará altro che avere a fare giudicio tra una cosa certa ed una incerta, in che si potranno facilmente pigliare molte fallacie.
Bernardo. È vero che el giudicio non potrá farsi così risoluto totalmente, come se tutt’a dua queste cose fussino equalmente in essere; ma penso che e’ non si discosterá anche dal segno quanto forse tu credi, perché la lunga etá che io ho, e lo avere molte volte veduto travagliare questa cittá nelle cose di drento, e quello che spesso ho udito ragionare de’ tempi passati da uomini antichi e savi, massime da Cosimo, da Neri di Gino e dalli altri vecchi, dello stato, mi hanno