Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/205


la decima scalata 199


lucco; anzi a me interviene molte volte che, quando è el tempo del mantello, mi bisogna porre el lucco al presto; e nondimanco nessuno ci ha pietá di queste estremitá, anzi pare onesto che davantaggio noi paghiamo la gravezza, e di loro si fa tanto romore, se, per pagare la decima scalata, gli bisogna di tre o quattro fante che hanno, lasciarne una, ridursi di uno famiglio a uno ragazzo, e di una mula cd uno cavallo che tengono in stalla, venderne uno e serbarne l’altra.

Questa sarebbe la giustizia e la equalitá delle gravezze, se le fussino di sorte, che cosí come noi siamo cittadini di una medesima cittá e tutti oggi di pari l’uno all’altro, le ci riducessino anche tutti in uno medesimo modo di vivere; perché io non so per quale ragione debbe parere maggiore fatica al ricco andare a piedi in villa, che a me, o perché ará da vergognarsi, se non ará piú che uno mantello come ho io che sono suo pari e nato in Firenze come lui, o perché debba fare tanto schiamazzo se, per non avere piú che una fante, gli bisognerá la sera, quando andrá a letto, scalzarsi da sé, o che la moglie o’ figliuoli lo aiutino scalzare. Se ci cognoscessino uomini di quella sorte che noi doverremo essere, e che considerassino che noi siamo sanza comparazione piú di loro, e che oggidí la fava di ognuno di noi vale tanto quanto la sua, sono certo farebbono manco romore, perché dubiterebbono che noi non aprissimo gli occhi e ponessimo una gravezza che fussi giusta ed equale, cioè che gli toccassi in sul vivo e non gli solleticassi come fa questa, la quale è ingiusta, perché grava sanza comparazione piú el povero che el ricco.

Dicono che la è dannosa alla cittá, perché con la loro ricchezza l’onorano, l’aiutano ne’ bisogni e fanno le spese a molti poveri; ed in questo è manifesta fallacia, perché queste loro ricchezze fanno, a cento per uno, piú danno che utile al publico ed al privato. Io dico che sarebbe grande beneficio alla cittá, che noi avessimo per legge che nessuno cittadino potessi avere entrata di possessione piú che cento o al piú centocinquanta ducati, e poi che non ci è legge che lo proibisca, che le gravezze fussino di sorte, come sará questa