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ma per aprire con questo principio la via al mio ragionamento. Dico adunche che, posposta ogni autoritá de’ filosofi, parlando naturalmente, è ancora agli uomini vulgari capace che el governo di uno buono sia migliore che altro governo, perchè è piú unito e manco impedito a fare el bene. E quella distinzione che ha fatta Piero, tra el governo di uno quando è naturale e per elezione e voluntá de’ sudditi, ed uno governo usurpato e che ha del violento, ha anche in sé ragione capace agli idioti, perché chi domina amorevolmente e con contentezza de’ sudditi, se non lo muove la ignoranzia o la mala natura sua, non ha causa alcuna che lo sforzi a fare altro che bene. E questo non interviene a chi tiene lo stato con violenzia, perché per conservarlo e per assicurarsi da’ sospetti, gli bisogna molte volte fare delle cose che egli medesimo non vorrebbe e che gli dispiacciono, come io so che spesso fece Cosimo; e sono testimonio che Lorenzo qualche volte lagrimando ed a dispetto suo fece deliberazioni che non potevano essere piú contrarie alla natura sua, ed alla generositá e grandezza del suo animo. Questa diversitá adunche tra l’uno governo e l’altro non procede perché la spezie del governo in sé faccia buono o cattivo quello che fussi d’altra condizione, ma perché secondo la diversitá de’ governi, bisogna tenerli con mezzi diversi. Voglio in effetto dire che se fussi possibile dare uno governo usurpato che si tenessi con quelli modi piacevoli e buoni che si può tenere uno governo amorevole, che questa sola ragione di essere usurpato non lo farebbe peggiore che quell’altro; perché io credo che a cognoscere quale spezie di governo sia piú buona o manco buona, non si consideri in sustanzia altro che gli effetti, e che uno governo violento soglia essere giudicato cattivo, perché ordinariamente suole producere effetti cattivi. Che dite voi a questo?

Capponi. Io credo che voi pognate uno caso impossibile, che e’ sia tanto buona una cosa cattiva quanto una buona.

Bernardo. Io non lo pongo perché cosí sia, né per disputare ora se può essere, ma per procedere piú apertamente ed avere occasione di considerare meglio la natura delle cose, e