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del modo di eleggere gli uffici 191


come se noi fussimo uomini da male ed usi a rapinare ed opprimere gli altri, come hanno fatto molti di loro; alcuni ci sono che si reputano per el buono mantello che ha lasciato loro el padre e lo avolo, o per essere stato grande nello stato, o pure per essere stato uomo savio e buono, come se noi [non] sapessimo che spesso e’ figliuoli sono el contrario de’ padri, e che le virtú ed el cervello non vanno per ereditá, ma per ordine della natura o per volontá di Dio. Però come io non tengo piú conto, né stimo piú utili cittadini quegli, e’ maggiori di chi hanno avuto migliore fortuna che e’ maggiori miei, cosí se arò a dare o a tórre uno magistrato a uno, non debbo guardare se suo padre fu savio e virtuoso, ma quello che è lui, e se è simile al padre o allo avolo, fargli onore, e per memoria de’ suoi dargli anche qualche piú vantaggio che agli altri; ma se di altra sorte, tenerne minore conto, quanto gli è piú vergogna se non ha saputo imitare gli esempli buoni che ha in casa; né debbo comportare che si faccia onore di uno mantello che fu giá bello, ma ora è brutto perché lui medesimo bruttamente l’ha imbrattato.

Sono altri che per essere ricchi entrano in questo numero; cosa che non può essere piú disonesta, perché la ricchezza non solo è cosa che totalmente depende dalla fortuna, e domani può essere povero uno che oggi era ricco, ma molte volte è acquistata con usure o con altre arte inoneste e vituperose, e quegli che per avere guadagnato la roba ingiustamente meriterebbono essere puniti, a costoro pare debito che siano onorati, e quello che è peggio chiamati uomini da bene. Vedete dunche che le ragione per le quali a costoro pare meritare di essere preferiti alli altri, non sono fondate in sulle virtú, in su’ meriti, in sulla prudenzia, ma in cose di fortuna, di favori e di guadagni illeciti. E nondimanco noi siamosi grossi, che ne tegnamo piú conto che di noi medesimi, né ci accorgiamo che sendo nati in una cittá medesima, sendo questa patria di tutti, sendo noi abili agli ufici, non ricchezza, non favori, non migliore fortuna debbe fare distinzione tra noi, ma solo la virtú, la prudenzia, la bontá, lo amore alla cittá