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del modo di eleggere gli uffici 189


Questi tali hanno nel capo e’ modi degli squittiní e le distinzione che si facevano tra e’ 14 e gli 11 ufici, ed el mazzocchio; e sono in maniera abituati in quegli ordini tirannici, che gli pare giusto che le cose si governino in futuro con quegli stili, e che chi non è di quello cerchio, o di qualche casa tenuta tanto nobile che non se gli può negare non sia capace delle degnitá che importano. Però tutti questi che a dire in una parola sono quegli che, non si ricordando che tutti siamo cittadini, pretendono avere piú qualitá che gli altri, si fanno favore tra loro medesimi quando vanno a partito, ed a’ nostri pari, cioè al tre, dua ed asso, non danno mai se non fave bianche; perché ancora che uno di noi fussi virtuosissimo, che fussi uno Aristotile o uno Salamone, presummono che uno uficio grande a darlo a lui perda di riputazione, e sia come imbrattarlo. Da altro canto noi altri, cioè e’ nostri pari non tengono e’ partiti a questi tali; anzi ci sono molti di noi, che non sendo ancora sgannati delle opinione ed abiti vecchi, pare loro che gli onori si convenghino piú a questi tali; e questa è la ragione vera che ancora che uno pare nostro sia d’assai e sufficiente a ogni impresa, nondimeno per le piú fave non ha mai nulla, se non forse qualche volta e bene di rado, per compassione o per disgrazia; perché bisogna che di necessitá le piú fave siano di questi dal quattro in su, che hanno favore da’ loro pari ed anche da noi altri; ma noi al piú abbiamo favore solamente da’nostri, e da loro tutte fave bianche.

Non è dunche la virtú, la prudenzia, la esperienzia che dia queste piú fave, ma è la nobilita, la roba, la reputazione de* padri e degli avoli; non è el beneficio della cittá, né perché e’ magistrati siano in mano di chi sa, ma l’aversi quasi appropriato lo stato con queste prosunzione ed opinione false. Sono ancora nel tre, dua, asso molti cittadini buoni, d’assai e valenti, cosí come nel sei, cinque e quattro, molti amatori della libertá quanto loro e forse piú che loro; perché noi non speriamo luogo se non in uno vivere libero, loro sperano d’avere in uno stato stretto ed apresso a’ tiranni parte come hanno