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178 | discorsi del reggimento di Firenze |
cacciati e’ Medici e fatto el consiglio grande, poi che le cose non si allargano in modo che ognuno ne participi, come si conviene in uno governo libero; cosa di che le Prestanzie vostre potrebbono lamentarsi se le elezione fussino fatte da altri. Ma poi che le sono loro che distribuiscono gli ufici a chi e come gli pare, né ci è strettezza o larghezza se non quella che fanno loro medesime, io non so come el popolo abbia causa di dolersi che gli ufici siano dati a chi vuole lui, e come possi essere biasimato, che essendo oggi el popolo principe di ogni cosa, come meritamente debbe essere, che si osservi quanto pare a piú numero del popolo. Se le cose fussino ordinate in modo che prevalessi quello che piacessi alla minore parte, o che el popolo avessi a consentire, quello che lussi deliberato, a altri, qui sarebbe giustissima causa di querelarsi che e’ manco avessino piú autoritá che e’ piú, o che el popolo fussi famiglio e non padrone. Ma poi che questa distribuzione è rimessa liberamente in voi, e che si annoverano le fave e non si pesano, cioè che non si guarda né tiene conto di chi l’ha date, ma solamente s’ha rispetto al numero, non si può dire che la autoritá del popolo non sia intera, e che sia giustissimo e segno di vera libertá, che abbia effetto quanto si appruova dal maggiore numero di quelli che intervengono in questo consiglio.
Vedete che in ogni magistrato della cittá, ne’ collegi e negli ottanta, se si propongano piú partiti, si seguita sempre quello che ha piú fave; dunche per che ragione non s’ha a fare el medesimo nel consiglio grande, dove per intervenire piú numero può essere manco sospetto di corruzione, che non interviene in uno numero minore? E’ mi sará detto che le piú fave vanno strette e girano quasi ne’ medesimi, e che restano esclusi molti che meritano, donde nasce male contentezze, perché a’ cittadini pare strano, al tempo che credevano participare, trovarsi ne’ medesimi termini vel circa, che erano allo altro tempo. A che le risposte sono facile ed in molti modi perché si potrebbe rispondere con una parola: che se uno merita, non s’ha a stare a giudicio de’ particulari ma del popolo,