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I

[Del modo di eleggere gli uffici nel consiglio grande].

Ordinato che fu a Firenze el consiglio grande, quale distribuiva tutti gli ufici e degnitá della cittá e si eleggevano per le più fave, parendo allo universale che andassino troppo stretti, fu proposta una provisione, che tutti quelli che vincevano per la metá delle fave ed una piú, si imborsassino e si traessi per sorte a chi di loro toccassi lo uficio. Sopra la quale provisione parlò cosí chi voleva che le piú fave stessino ferme:

È opinione di molti, prestantissimi cittadini, che chi contradirá questa provisione fará cosa poco grata alle Prestanzie vostre, perché parrá si voglia opporre a’ commodi di quelle; pure confido tanto nella prudenzia di quelle e nello amore che hanno alla patria, che mi persuado che udiranno volentieri ognuno che verrá a dire liberamente quello ch’egli intende; e se le ragione che allegherá saranno buone, che le Prestanzie vostre le aproverranno, avendo piú rispetto al beneficio publico che alla propria utilitá; e non parendo buone, non per questo piglieranno cattivo concetto di chi è venuto a dire el parere suo, anzi lo reputeranno buono cittadino, vedendo che né per paura di carichi, né per timore di dispiacere alle Prestanzie vostre, non si sia ritirato di consigliare sinceramente quello che gli occorre.

Chi ordina e’ governi populari e le libertá delle republiche, prestantissimi consiglieri, debbe avere dua fini: el primo e