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Anche la Pieve di Bresimo appare copiosamente infestata da streghe, non solo, ma anche da strioni, come racconta un loquace Iacobus Florianus de Bresimo: fra le vittime dell’accusa: la Gadenta, vedova di un Caloveti, e un Simon Rodeger da Praia, una Gabrielli che faceva andare « i sorzi su per la segosta ». una Anna della Cia di Manfredi, un Paolo Caloveto: altre strie dovevano esistere a Preghena, a quanto depone il sindaco Petro Augustino; una, la più famigerata, era la Pasqueta del Zoan di Sandri, che si trasformava in gatta e ammaliava « creature nella cuna »: a Livo, dice il teste Matteo Stanchino, non c’era che una sola donna in fama di malefica: Malgarita, moglie di Zoan d’Agostini del Mezalone. A Cis — dice Bertoldo da Vian detto dal Piaz — si nominavano come streghe: Catarina, moglie di tal Zoan da Poz, sua figlia Maria « moier di Peder della vesta », Doratea vedova del Guarent, e Catarina, moglie del Zoan Pizol (o Pepol), detta Catharina Pepola. Il teste Iosefo dal Spiaz aggiunge: una Gnes del Martin Zader; poi una Maddalena Caloveta, accusata da Bertoldo della Caminada di Cis.

In una seconda tornata dei 20 marzo, nella stessa villa, depongono alcuni testi di Livo e della pieve circostante: un Andreis di Scanna, un Bondi, un Zanolli, un Aliprandi, uno Sparapanni, una Catoni, tutti di Livo e via via 30 testimoni, seguiti il giorno dopo, mercoldì 21 marzo, da un’altra infornata che si presenta alla quarta citazione nella villa di Dambel (villa de Ambulo), nelle case di Salvador Benetti. Vigilio Zuccal cita solo quattro persone sospette: una Antonia Pedrotta, una Maria Bettol, una giovena da maritar, Domenega, figlia del quondam Galiaz e uno stregone, un Zoan Rosà, sartor.

La più aggravata è Maria Bettol, sospetta di stregheria commessa durante la segagione.

A Clouz, accanto ad un Rizzi che accusa tal Caterina di Michel Cleta ossia Zanon, troviamo dei galantuomini: un Nicolò Clauser, un Leone Zaffon, un Romedio Cembrin, i quali tutti affermano di non aver mai sentito nominare delle streghe in quel territorio, mentre un Biagio Gras ne annovera ben quattro (cioè una Antonia del Bugnat, una Catarina di Micel Zanon, una Maria di Anton Franzesc di Violini, una Maria di Calovini, vedova).

A Vasio, a Margnon, a Seio, poca cosa: dicerie vaghe e inconcludenti.