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La canzone di Santo Stefano è conservata in uno stato miserando: la grafia aggrava le oscurità e le difficoltà della versione. Già la prima parola: Bramant - Chiamant - Beamant è indecifrabile e tutti i primi periodi sono privi di un senso definito. Nel resto della cantilena si delinea un dialogo che arieggia pure la scuola lombarda e si veste di proposizioni un po’ più chiare.

L’orazione della Cattarina Castellana confonde Massenza con Maddalena e Maria Santissima, almeno così mi pare; è una giaculatoria popolare abbastanza ingenua.

L’orazione delle tavole da Roma, un prezioso monumento di cicalata religiosa, è bene conservata; solo il principio e un po’ oscuro. Come la Ricetta contro el mal de cau s’avvicina molto a quei poveri squarci di rimele popolari che ancor oggi, ultimi fossili di una letteratura passata, sopravivono nelle menti e nei discorsi del popolo.

Con queste povere reliquie ci riesce di sospingere d’un secolo indietro la soglia della letteratura nonesa finora conosciuta.


L’elemento linguistico.


Il fatto che la stesura dell’istruttoria non è latina, come in altri processi del genere, ma volgare, mi fece sulle prime concepire delle speranze che poi rimasero, in parte, disilluse: il linguaggio è il dialetto veneto aulico, proprio di tutti i documenti del tempo deformato da elementi trentini e anauni mescolati a toscanismi già frequenti nel mosaico artificiale del parlar zevil. Qualche volta la lingua aulica — nei momenti più commossi e più dominati dall’emozione — si avvicina assai al vernacolo anaune puro: ma solo per breve giro di frasi che ci lasciano intravedere uno stato glottologico non molto diverso dal presente.

Ecco un elenco degli elementi che mi paiono degni di nota:

lessico    significato

menzonar = accennare, discorrere

causonar = accusare

scaveiada = scapigliata

cigar = gridare


lessico    significato

scandole = tavole del tetto

zatte = zampe

taiero = tagliere

mezzena de lardo = misura volumetrica del lardo