verisimile campeggia sempre e dovunque, mentre nel processo di
Nogaredo gli elementi si allargano, si accendono, si gonfiano: qui
la tregenda si delinea, come nei processi tedeschi, in tutta la più
romantica ricchezza di fantasia, i particolari delle confessioni,
delle deposizioni ricalcano motivi già adombrati nel nostro ma con
una passionalità tutta meridionale: anche se è da supporsi che in Val
di Non l’astio, l’odio personale, la vendetta, la rappresaglia abbiano alcunchè collaborato a intessere la trama delle accuse: ciò
accadde sporadicamente, con molta mitezza e con una certa parsimonia d’impudenza: nel costituto dandoliano invece il livore si
fa sfacciato, calpesta ogni coscienza, ogni pudore, ogni più esile
parvenza o simulazione di veridicità, mentre il giudice, solo il giudice, non se ne accorge e fa tesoro di ogni scioccheria in barba a
quel po’ di buon senso sancito dalla legge di Roma codificata nell’Arsenale, in barba alle esperienze fatte nel nostro processo e rilevate onestamente dai Visintainer e dai Torresani. Insomma nella
stupenda inquisitione si può parlare di errore giudiziario causato
dai tempi, dalla tradizione forense, in cotest’altro al contrario
appare netta la corruzione del foro e dell’ambiente. Infatti sul finire
della azione giudiziaria di Val di Non s’era incominciato a prescindere dalla pena capitale; si limitava la pena alla multa, una
multa esosa, commisurata da criteri schifosamente interessati, ma
sempre una semplice multa. e si sarebbe potuto sperare che il
brutto capitolo dell'esecuzione cruenta fosse chiuso definitivamente
a tutto onore della tecnica forense, del buon senso e dell’umanità.
Ma la resipiscenza fu di breve durata e di lì a trent’anni si ebbe
nel processo di Nogaredo una replica, storicamente più interessante e più commovente, umanamente parlando più ignobile della
prima copia. Naturalmente non mancano divergenze essenziali
nelle dimensioni dell’inquisitoria. Il processo dandoliano è scarso
di attori: i personaggi sono vivi, bene individualizzati, nervosamente delineati dalle deposizioni, ma sono pochi; il nostro ha
comune con quello del 1485, di Innsbruck e di Wilten, la larghissima partecipazione del popolo: le persone sospette sono parecchie in ogni villaggio, i testimoni sono numerosissimi; vestendo
con parole d’oggi criteri d’altri tempi si potrebbe parlare di una
strana epurazione religiosa, di un referendum pubblico, di una ancor
più strana statistica dei peccati contro l’ortodossia confessionale.