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volsi, dicendogli: se havette fatt’ il resto fatte pur anco questo che mi non me ne voglio intrigare: la la cose in sul fogolar et poi la diede alla d.a Maria, che la la portasse all’aqua corrente e la gettasse in essa in drio man et che no la se voltasse mai in drio, il che inteso dissi alla d.a Buzata: vede che la puta e tutta malada che non la può andar, audatege voi a buttarla nel’aqua; al ch’ella mi rispose: se la gi andava ella, la megliorarà più presto di quello la farà se ge andasse mi a buttarla; la d.a Maria partita con la d.a fugazza, si ritornò da li à pocco tutta sugolenta e disse che l’era stata zo al ri da vena, et che l'haveva buttata via, come ge era stato ordenato, la fugazetta. Venne il dì seguente ivi in casa l’istessa Buzata, mentre che mi era a basso al bestiame et disse alla d.a Maria: sei tu megliorada, et la d.a Maria ge disse: ma di nò, et la Buzata: sì che ti sei miorada et le ponte che ’havevest ti, le senti mi adosso, et tanto me ha referido la d.a mia figlia.


Dispersione di parto. Ms. 618, pag. 305.

Anna uxor Bartolamei Parolini de Plano testis evocata per officialem, monita et iurata in formam.

Interrogata respondit: Signori sì che una volta già cinq’anno in circa, essendo di già congionta in matrimonio con Bartolomeo Parolin mi sentji esser gravida, anzi anco vicina al parto et era nel nono mese della gravidanza, che mi haveva sentuto la creatura batter nel corpo più et più volte alcuni mesi avanti e anco havevo visto venirmi il latte dalle tette et anco m'erano tratenute per il d.o tempo le purgationi solite per otto mesi et più e haveva il ventre tanto grande et che pareva ch’ogni dì dovesse partorire et però anco s’erano fatto tutte le preparationi che eran solite al parto et però m'ero anco confessata et comunicata, come costume delle donne vicine al parto ma quando mi credeva de partorir, ecco che mi sento a retirarse il ventre, a calarmi il corpo in spaccio de otto dì che non pareva d'esser gravida, ne mi sentji la creatura e ciò mi avvenne doppo che mi furono dati doi garofoli et da me mangiati nel spacio di detti otto dì, perchè retrovandomi un giorno nella chiesa parochiale de Sanzen dove Maria moglie di Antonio Parolin mia cugnata essendo venuta debile le fu dato doi garofolli da una donna, ma non volendoli ella mangiare, li diede a mi et li mangiai et da lì in poi mi calò il ventre e si svanì il