Pagina:Guglielminetti - Le seduzioni - Le vergini folli, Torino, Lattes, 1921.djvu/35

CIÒ CHE FU l’antico pianto Quindi prosegua per cammini ombrosi, a fior di labbro modulando un canto che per me l’altra notte mi composi.

Poichè talor non piango io il mio pianto, lo canto, e qualche mia triste canzone fu come il sangue del mio cuore infranto.

Tempo fu che le mie forze più buone stremai in canti a’ piedi d’un Signore che m’arse di ben vana passïone.

Io piangevo così note d’amore, come la cieca in sul quadrivio, volta al sole, canta il suo buio dolore e non s’avvede che nessun l’ascolta.