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catene Signore, tu venisti con catene pesanti, come un despota. Sapevi ch'io invocavo per me quelle sì grevi che lunga impronta il polso ne mantiene.

– Signore, – io allor ti dissi, – un qualche bene per questa dura servitù mi devi.

E un riso schernitore tu ridevi, come chi vuol negar, ma si trattiene.

Già m'avvinceva e mi turbava l'ombra dinanzi a cui la fuga è salutare, tanto di dubbi e di viltà c'ingombra.

Ma io le spalle per fuggir non volsi, il despota affrontai, vidi cerchiare di sue catene i miei febbrili polsi.