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xii

piacere di sferzare l’orgoglio dell’amante, l’impura gioia di concedersi per carità. Ecco, una donna incrocia col passo lento dei due amanti la sua rapidità leggera, e li saetta di sotto il ciglio basso. Egli segue con l’occhio e col desiderio la passante, ed esclama: Com’è bella! Essa lo lascia di scatto con un gran riso “d’ilare odio e di pietà beffarda„. Conversazioni astiose, congedi improvvisi, paci torbide, gelosie iraconde, menzogne voluttuose, capricci malvagi, avventure sans lendemain, ansie per la giovinezza che fugge, ricordi trepidi della purità conventuale, convegni notturni e letture proibite, desiderii dell’ignoto e languide convalescenze, segreti intimi e sogni inconfessabili: tutto il triste ed arido ed infecondo arrovellio d’una bella donna senza religione e senza cuore passa fissato in quadri di un’accecante intensità e d’una stupefacente bellezza d’arte:

Io non so chi tu sia: so che una sera
noi ci gettammo l’anima negli occhi
con l’impeto di chi brama e noti spera.

La ripigliammo cauti, quasi tocchi
da un dubbio, e ancora la scagliammo a segno
come la freccia cui convien che scocchi.

Senza accostarci, senza altro disegno
che quello di guardarci ebbri d’amore,
ma disgiunti da un qualche aspro ritegno.

Così il male durò. Più. tentatore
d’allora, a tratti, il tuo volto m’abbaglia.
Curiosità di te mi punge il cuore,

desiderio di te me lo attanaglia.