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IL DESTINO La donna, con il volto fra le mani, nell’ombra di sua gran chioma raccolto, pensa: – Avrò ancora il mio nome e il mio volto fra un anno, oppur fra dieci anni, o domani?

Darò la carne quasi fatta a brani a un figlio ancor nel suo mister sepolto, o isterilita, l’offrirò allo stolto desìo, all’arsura de’ piaceri insani?

Fragile donna, ella non sa, non vuole, non dispera: l’ignoto è un grande peso sul suo piccolo cuor che non si duole.

È il suo destino orribilmente bello, sempre a un filo esilissimo sospeso:

a un filo tenue come un suo capello.