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“Il soprappiù„ 91

stenuto dal bastoncino di legno trovato sul tavolo del caffè e gli venne sott’occhio nell’ultima pagina, fra gli annunzi mortuari, un nome che lo fece sobbalzare.

“Gianni Bonvicini, ufficiale nel.... cadeva eroicamente sul Carso il giorno.... Costernati ma orgogliosi ne dànno l’annunzio i genitori, la sorella e il cognato, la fidanzata....„

— Ah! povera Lauretta, — esclamò Ferdinando balzando in piedi e si vide nello specchio di contro così pallido e sconvolto che si meravigliò del proprio dolore.

— Povero Gianni! Così allegro e spiritoso, così bel giovane e così fortunato, — si diceva il gobbo uscendo dalla saletta fumosa e camminando senza avvedersene sotto la pioggia che cadeva a dirotto.

— Morto, morto dopo quindici giorni di vita di campo. Scomparso così con un sorriso ed un frizzo dietro lo sportello di un treno per non più ritornare. Morto, lasciando tutti a piangere e a desiderarlo vivo, a ricordarlo così bello, ad amarlo così forte. Ah! che fortuna andarsene a quel modo con un addio pieno di baldanza e sparire nell’ombra con un ultimo baleno degli occhi neri, con un ultimo riso dei denti bianchi! Perchè povero Gianni? Chi più avventurato di lui? Perchè compiangerlo? Chi sa?