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56 | le ore inutili |
— Non è lui.
— Ne sei sicura?
— Sicurissima. Figurati che non ricorda nemmeno più il nome di quella ragazza. Ho investigato con una accortezza e una abilità da giudice istruttore, ma debbo riconoscere che lo abbiamo indegnamente calunniato.
Rosalba rimase un momento assorta, con gli occhi di nuovo fissi alla finestra dello studio, poi si riscosse e mi abbracciò con un improvviso impeto giocondo, esclamando:
— Ah, come sono felice, come sono felice!
E nel rapimento di quella felicità giunse persino a compiangere il calunniato.
— Povero caro! Quanto mi duole d’averlo incolpato a torto! Chi sa in quali mani sarà andata a finire la lettera destinata a me! E chi può essere l’uomo dei convegni “laggiù„?
— Chi sa! — sospirai crollando il capo trasognatamente, con gli occhi al cielo.
— Ma la colpa è della censura, — protestò Rosalba con vivacità.
— Scherzi di guerra, — io conclusi con mitezza, e mi chinai a raccogliere due pervinche da poco sbocciate che da un’aiuola vicina ci fissavano con uno sguardo azzurrissimo, pieno di meravigliata innocenza.