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Datemi soccorso 33

miti, quei sospiri, quegli spasimi gli pareva così futile e così sciocca! E perchè confidare proprio a lui quelle troppo vane e troppo solite pene d’amore? Che importava a Gustavo Ardenzi se una donna si faceva aspettare dal proprio innamorato, e se costui smaniava nell’attenderla inutilmente? Che gli importavano i casi di quello sconosciuto?

Lo sconosciuto dovette sentire, attraverso al filo sottile che portava la sua voce, l’impazienza sdegnosa di colui che l’ascoltava, perchè s’interruppe d’improvviso quasi intimidito e timoroso.

— Voi siete un povero ingenuo od un povero illuso. Non ho altro a dirvi, — dichiarò Gustavo Ardenzi duramente, e troncò la comunicazione.

Quindi sedette allo scrittoio, afferrò la penna e si pose a scrivere.

Lavorò fino a sera e parte della notte a quel suo romanzo di violenta passione, egualmente lontano e staccato col pensiero dalla donna dolente ch’egli aveva angustiato con le sue amare parole e dal triste sconosciuto che invano aveva implorato da lui una consolante espressione di fede nella vita. Lavorò fino ad ora tardissima, chiuso in quell’egoistico cerchio di ardente cerebralità in cui lo scrittore