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Datemi soccorso | 31 |
spalle e andò a fumare una sigaretta presso la finestra aperta, la quale s’affacciava sopra un immenso parco folto d’ombre e sonante di gorgheggi.
— Ora mi pongo serenamente al lavoro, col pensiero libero da qualunque ossessione femminile, — rifletteva. — In fondo le donne sono i peggiori impacci allo svolgersi delle nostre facoltà superiori. Occorre eliminarle, per quanto è possibile, dalla vita del nostro spirito.
Buttò dalla finestra il residuo della sigaretta e si volse per sedere allo scrittoio riordinando i fogli sparsi e riprendendo la penna.
Ma in quel momento il campanello del telefono squillò acutamente e lo scrittore afferrò con mal garbo l’apparecchio ricevitore e se lo portò all’orecchio. Rimase un attimo in ascolto pensando:
— È lei, ancora lei — e sospirò con gli occhi al cielo, infastidito e insieme lusingato.
Invece una voce dal timbro maschile suonò nell’incavo.
— Parlo con Gustavo Ardenzi?
— Sì.
— Permette a un suo ammiratore sconosciuto di rivolgerle la parola?
— Dica rapidamente. Ho poco tempo a disposizione.