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I mughetti del professore 25


s’era valso d’un gesto di grazia altrui per arrivare a quella deliziosa creatura e per concludere con abilità un eccellente matrimonio? Egli se ne sentiva sdegnato come d’una beffa e umiliato come d’una profanazione, ma comprendeva ch’era ormai troppo tardi per scoprire alla fanciulla la verità. A che cosa avrebbe essa ormai servito? Diana era innamorata di quel giovine e dinanzi all’amore non c’è nulla di più dolce che l’inganno, nulla di più odioso che il vero.

— Professore, ella che è poeta scriverà un sonetto per le mie nozze?

Diana gli stringeva le mani sorridendo di quel suo bel sorriso luminoso che lo abbagliava, mentre egli in piedi dinanzi a lei prendeva commiato con un volto atteggiato a grave serietà.

— No, signorina. La mia musa non ha sufficiente dimestichezza con le caste gioie d’Imene, — rispose alquanto ironico il professore Biagio Valenzi. E subito soggiunse più sereno: — Le faccio però un augurio da poeta.

— Ossia?

— Ossia che la sua felicità non abbia mai a trovarsi faccia a faccia con la verità.

— Non comprendo.

— È meglio che non comprenda.